Il secondo modulo della stazione ricevente a coherer con circuito sintonico, denominato coherer, è l’apparecchiatura sulla quale sono posizionati l’alimentatore, il detector a polveri metalliche, il decoherizzatore ed il relè finale R2.
L’alimentatore, di colore nero, è posizionato sulla base a sinistra, e i suoi spinotti sono infilati nei due morsetti neri disposti sotto di esso, collegati, a loro volta, ai due morsetti neri collocati a sinistra in basso; a questi ultimi viene applicata la tensione di rete a 220 V (si noti che quando si apre l’interruttore a clip situato tra gli stessi morsetti si accende la spia verde che segnala il passaggio di corrente). La tensione di uscita dall’alimentatore è continua e variabile da un minimo si 1,5 V ad un massimo di 12 V.
Il coherer è quello a polveri metalliche di nichel e argento nelle proporzioni, rispettivamente, del 96% e 4%. Il miscuglio metallico è contenuto in un tubetto di vetro tra due dischetti di ottone platinati, ognuno dei quali è saldato a uno spezzone di asta filettata, il quale attraversa un cilindretto di gomma di colore azzurro; questo cilindretto ha la superfice laterale tornita in modo da generare su di essa sei anelli distanziati tra loro: questa particolare sagomatura permette al cilindretto di aderire perfettamente alla superfice vetrosa, impedendo la dispersione del miscuglio di polveri metalliche all’interno del tubetto. Tale perfetta aderenza genera, però, durante l’infilaggio del secondo cilindretto, una forte compressione dell’aria compresa tra i due cilindretti di gomma, rendendo impossibile tale manovra. Per questo motivo è stato necessario attraversare un cilindretto di gomma (quello di destra) con un ago di siringa, in modo da ristabilire, all’interno del detector, lo stesso valore di pressione esistente all’esterno.
Il decoherizzatore è stato ricavato da una suoneria elettrica a carillon della Ticino, la cui bobina richiede la tensione di 220 V. Il percussore della suoneria, in condizioni di non funzionamento della stazione, è premuto, per mezzo della molla elicoidale che lo avvolge, contro il tubetto di vetro del coherer; non appena la stazione comincia a funzionare, la bobina si eccita attirando all’interno il percussore, il quale, con l’estremità opposta, batte contro due dadi di ottone fissati mediante uno spezzone di asta filettata e altri due dadi di ottone, dei quali uno cieco, su una leva di legno di rovere, interrompendo il contatto elettrico esitente sul lato sinistro della leva; la bobina della suoneria si diseccita e il percussore, richiamato dalla molla elicoidale, batte contro il tubetto di vetro del coherer; nel frattempo l’altra molla, collegata a destra della leva di legno, riporta indietro la parte sinistra della leva stessa ristabilendo il contatto elettrico; pertanto il percussore viene risucchiato all’interno della bobina, spingendo i due dadi di ottone nuovamente verso l’esterno, interrompendo il contatto elettrico e il movimento alternativo continua fino a quando cessa l’azione delle onde elettromagnetiche. Sia il contatto elettrico sia la molla di richiamo della leva possono essere regolati dai due pomellini bianchi presenti ai due lati della leva di legno.
Il relè R2 è posizionato a destra sulla base, su una morsettiera di colore azzurro, e la sua bobina eccitatrice richiede la tensione di 12 V, la quale viene fornita da un secondo alimentatore, identico a quello già descritto e installato sul terzo modulo (relè galvanometrico). La funzione di questo relè è quella di addurre la tensione di 220 V alla macchina Morse e al decoherizzatore tramite i due morsetti rossi presenti a destra in basso sulla base di rovere. Trattandosi di una tensione elevata, al fine di disporre di contatti di ottima fattura e quindi di lunga durata, si è stabilito di impiegare un relè OMRON, così come è già avvenuto per le altre due stazioni riceventi a coherer. Pertanto, in questa stazione, come pure nelle altre due, sono presenti due relè. Il primo relè è inserito nel circuito del coherer e in genere funziona con una tensione continua massima di 3 V. Questo primo relè è del tipo artigianale, autocostruito, e viene utilizzato per chiudere e aprire i contatti di eccitazione della bobina del secondo relè (R2) con la tensione di 12 V, fornita da un secondo alimentatore. Con questo sistema a cascata, il primo relè, più delicato, chiude e apre contatti a bassa tensione (12 V). Il secondo rele (R2) chiude e apre i contatti a 220 V, permettendo, rispettivamente, il trasferimento e l’interruzione di questa tensione sui due morsetti rossi a destra in basso, i quali, poi, la incanalano verso verso la macchina Morse e il decoherizzatore.
In sostanza l’intera stazione si comporta come un grande interruttore. La funzione ON serve per trasferire la tensione di rete dai due morsetti neri a sinistra in basso ai due morsetti rossi a destra in basso, mentre la funzione OFF serve per interrompere questa adduzione. Le durate di questi trasferimenti sono uguali a quelli dei treni di onde emessi dalla trasmittente e permettono di stampare i punti e le linee; le durate delle interruzioni sono uguali a quelle di interruzione del funzionamento della trasmittente e permettono di individuare sul nastro della Morse le pause convenzionali tra le varie lettere e le parole.
Come si può notare da alcune foto, tra i due morsetti nero e rosso a destra in alto si trova inserita una lampadina; questo perché la stazione è stata impiegata, per alcune dimostrazioni, escludendo il primo modulo (quadro sintonico) e quidi bypassando questi morsetti.
Il cuore della stazione è il circuito amperometrico del coherer, il quale si sviluppa su tutti e tre moduli della stazione, come dettagliatamente descritto a proposito del quadro sintonico e al quale si rimanda.
Al centro, in basso, sono presenti due interruttori a pulsante, di colore rosso, che permettono di staccare o attivare completamente il decoherizzatore, il quale, come già detto, funziona con la tensione di 220 V e presenta i punti di attacco e distacco del martelletto scoperti; ciò potrebbe risultare pericoloso durante le operazioni di messa a punto; per questo motivo è opportuno disinserirlo. Tutto ciò è segnalato dalle due spie rosse posizionate dietro i due interruttori rossi.
L’interruttore a pulsante, di colore rosso, tra i due morsetti rossi a destra in basso, permette di bypassare i contatti a 220 V del relè R2: questo può essere molto utile nelle fasi di messa a punto, per non usurare inutilmente i contatti del relè. La spia rossa dietro queso interruttore, con la sua accensione, segnala il trasferimento della tensione di rete ai due morsetti rossi a destra in basso.
Come si può notare dalle foto, sul fianco destro della base di rovere sono presenti ben dieci morsetti. Per la loro individuazione si segue la convenzione di denominarli, procedendo dall’alto verso il basso e prescindendo dal colore, con gli aggettivi primo, secondo, terzo… fino ad arrivare al decimo.
Il primo morsetto (nero) e il secondo (rosso), a destra in alto, insieme alla coppia di morsetti nero e rosso, a sinistra in alto, servono, come già illustrato a proposito del primo modulo, per il collegamento al quadro sintonico. I morsetti dal secondo (rosso), che è un morsetto a doppia confluenza, fino al nono servono per il collegamento al terzo modulo (relè galvanometrico). Più precisamente:
- il secondo morsetto (rosso) e il terzo (nero) servono per inserire il relè galvanometrico nel circuito del coherer;
- il quarto e il quinto morsetto (entrambi rossi) servono per addurre la tensione di 12 V dal secondo alimentatore, presente sul terzo modulo, al relè R2, dopo l’eccitazione di quello galvanometrico;
- il sesto e il settimo morsetto (entrambi rossi) servono per trasferire la corrente del decoherizzatore ad un altro percussore presente sul terzo modulo;
- l’ottavo e il nono morsetto (entrambi neri) servono per addurre la tensione di rete 220 V al secondo alimentatore presente sul terzo modulo: per il trasferimento di questa tensione dal secondo al terzo modulo occorre chiudere l’interruttore a pulsante, di colore rosso, a destra del relè R2, presente sul secondo modulo (coherer).
Questi collegamenti tra il secondo e il terzo modulo, all’apparenza complicati, sono in realtà molto semplici da eseguire. Infatti, mettendo a contatto e perfettamente allineate la fiancata destra del secondo modulo e quella sinistra del terzo modulo, gli otto morsetti del terzo modulo sono in perfetta corrispondenza con gli otto morsetti interessati del secondo modulo (corrispondono anche i colori); basta solo ricordare che il secondo morsetto (rosso) del modulo coherer è un morsetto doppio, cioè a due collegamenti (uno al quadro sintonico e un altro al relè galvanometrico).
Hola. Soy español. He visto la colección de sistemas de comunicaciones que has reconstruído, su diseño y los materiales empleados y me han parecido magníficos
RispondiEliminaRecibe mis más sinceras felicitaciones.
Gracias por sus felicitaciones que he mucho agradecido.
EliminaComplimenti per la sua riproduzione.
RispondiEliminaVorrei chiederle se mi puo’ spiegare come Marconi ha realizzato il circuito sintonico.
Grazie 1000
Innanzitutto, la ringrazio per i complimenti.
EliminaQuanto alla sua richiesta, ritengo opportuno che sia lo stesso Marconi a spiegarle come realizzò il circuito sintonico. Le consiglio, infatti, di leggere il discorso pronunciato in occasione del conferimento del premio Nobel nel 1909.
Tale discorso illustra tutte le tappe percorse dallo scienziato nei primi anni delle sue ricerche a partire dal 1895. Troverà le spiegazioni che lei desidera, corredate anche da numerosi schemi sintonici, sia per il trasmettitore che per il ricevitore.
Per completezza, le dico fin d'ora che Marconi, pur avendo realizzato, per primo, un circuito sintonico, ebbe la sgradita sorpresa di apprendere che tale circuito era stato già inventato dal professore di fisica Oliver Lodge, che ne aveva già richiesto e ottenuto il brevetto: ragione per la quale Marconi fu costretto a comprarlo.
Marconi, comunque, perfezionò gradatamente, con un lavoro paziente e costante, l'apparato sintonico, fino a richiederne ben sette brevetti e fino ad arrivare al top: quello famoso noto con il n. 7777 del 26 aprile 1900, universalmente adottato ancora oggi.