L’oscillatore di Augusto Righi è un particolare spinterometro a tre scintille inventato nell’anno 1894.
Quello qui riprodotto è costituito da una vaschetta di vetro a forma di parallelipedo quadrato, nella quale sono disposte due sferette di ottone del diametro di 30 mm, immerse in olio di vaselina e distanti tra loro circa 1 mm. Ciascuna di queste due sferette è collegata mediante un’asta filettata ad un’altra sferetta di ottone del diametro di 20 mm, e di fronte a ciascuna di queste due ultime sferette trovasi, distanziata di circa 1 mm, un’altra sferetta del diametro di 20 mm, collegata al connettore a tre spinotti, disposto lateralmente.
Quando ai due connettori viene applicata l’alta tensione, scoccano tre scintille: una, centrale, tra le due sferette di 30 mm, immerse nell’olio di vaselina, e la seconda e la terza, lateralmente, tra ciascuna coppia di sferette di 20 mm.
La scarica centrale, producendosi in un liquido isolante, costituito da olio di vaselina che ha una costante dielettrica maggiore di quella dell’aria, è molto più intensa e improvvisa, di altissima frequenza e quindi di piccolissima lunghezza d’onda. Le due scariche laterali non sono oscillatorie, ma servono soltanto ad assicurare una differenza di potenziale costante per la scarica centrale. Da notare che con questo oscillatore si possono produrre oltre tre miliardi di scintille al secondo.
Perciò il professor Righi riuscì a generare onde di lunghezza 1,7 cm, molto prossime a quelle della luce, dimostrando la perfetta identità tra le onde elettromagnetiche e quelle luminose. Sensibilissimo, poi, è il suo captatore di questo tipo di onde: il cosiddetto risuonatore aperto, costituito da una striscetta di stagnola, lunga circa 2 cm e alta 3-4 mm, interrotta al centro da una scalfittura d’ago e incollata su una lastra di vetro. Avvicinando il risuonatore all’oscillatore in funzione si possono osservare vivaci scintille nella zona d’interruzione della striscetta di stagnola.
Marconi frequentò le lezioni del professor Righi all’università di Bologna e potè anche adoperare alcune apparecchiature per intercessione della madre Annie, amica del Righi. Segni tangibili di questa sua presenza nel laboratorio dell’università si rivelano nei suoi primi esperimenti, già nella stanza dei bachi, quando disponeva l’oscillatore e il coherer dietro lastre di latta o nei fuochi di specchi cilindrici, ricavati da bidoni di latta, oppure quando disponeva alle due estremità del coherer due striscioline metalliche sulle cui perfette dimensioni il giovane Guglielmo era costretto a eseguire molti snervanti tentativi, come egli stesso ebbe a dire in alcune circostanze. In effetti egli trattava le onde elettromagnetiche come le onde luminose.
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